Un recente e inquietante cambiamento nelle regole per i media in Iraq potrebbe limitare ancora di più la voce della comunità LGBTQ+ nel paese. La Commissione Media e Comunicazione dell’Iraq (CMC), un’organizzazione che impone leggi, disposizioni e regole ai media del paese, ha emanato nuove disposizioni secondo le quali i media e le piattaforme social non possono utilizzare i termini “omosessualità” o “genere”. La CMC ha inoltre vietato l’utilizzo della parola “genere” anche nei confronti delle compagnie telefoniche e delle aziende di internet operative nel paese. Il motivo avanzato è di preservare i cosiddetti “valori sociali” e, inoltre, al fine di mantenere l’ordine pubblico.
Le parole usate per riferirsi alla comunità LGBT sono diventate importanti per garantire che i diritti umani vengano rispettati a livello globale. La decisione dell’Iraq di limitare l’uso di queste parole significa che le persone queer e trans non saranno meglio rappresentate nei discorsi pubblici e che la loro storia e la loro cultura rischiano di rimanere un tabù. Sebbene l’omosessualità non sia esplicitamente vietata in Iraq, le persone LGBTQ+ sono costantemente vittime di ondate di odio e discriminazione provenienti anche da parte delle istituzioni.
All’inizio di quest’anno, anche un altro disegno di legge che è stato proposto dal vice presidente del gruppo di lavoro sugli affari legali, Mortada Al-Saadi, potrebbe essere presentato per vietare l’omosessualità. La rappresentanza degli interessi LGBTQ+ in Kurdistan ha inoltre subito restrizioni nel mese di maggio, quando è stata vietata alla Human Rights Watch l’attività di difesa da parte di un’organizzazione chiamata Rasan che tutela il diritto di parità di genere.
Nonostante alcune campagne avanti con la promessa di aiutare i diritti delle persone LGBTQ+, le leggi attuali non sono decisamente a favore delle minoranze sessuali. L’orgoglio per la diversità sessuale è ancora ostacolato da leggi ingiuste e da pregiudizi. La protezione delle persone queer e trans in Iraq dovrebbe essere rivista; la libertà di espressione e di parola è un diritto fondamentale che deve essere concesso a tutti.
Quali risorse sono state impegnate a proteggere i diritti delle persone della comunità LGBT in Iraq?
Per contrastare l’ondata di odio e discriminazione verso le persone LGBT nell’Iraq, diverse organizzazioni si stanno adoperando per proteggere i loro diritti. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha lanciato un programma di supporto all’inclusione della comunità LGBT nella società attraverso attività di consapevolezza, educazione e rafforzamento delle norme. Anche l’Unione Europea sta fornendo le sue risorse per sostenere le organizzazioni e gli attivisti LGBT in Iraq.
Inoltre, le Nazioni Unite stanno offrendo un sostegno attivo ai rifugiati LGBT iracheni, offrendo protezione e aiuti umanitari. Nell’ambito dell’Iniziativa dei Diritti, delle Libertà e della Non Discriminazione dell’UNDP, le persone LGBT sono state sottoposte a formazioni in materia di diritti umani, educazione finanziaria, sviluppo imprenditoriale e altri argomenti. Inoltre, sono state avviate varie iniziative per incoraggiare la partecipazione attiva della comunità LGBT in Iraq alla società in genere.
Organizzazioni come l’Iraqi LGBT e l’Iraqi Initiative for Equality stanno lavorando per abbattere le disuguaglianze LGBT in Iraq, che comprendono l’accesso a cure mediche, lavoro, istruzione e possibilità di espressione. Queste organizzazioni stanno offrendo alle persone LGBT un sostegno legale e consulenza in materia di diritti e di assistenza, fornendo un’opportunità unica per condividere la loro storia e favorire la comprensione nella società.
L’Iraq ha anche intrapreso il primo passo per aumentare la consapevolezza sulla comunità LGBT, ma c’è ancora una strada da fare. Per affrontare la crescente ondata di odio contro la comunità LGBT, è importante che le forze politiche e sociali lavorino insieme in uno sforzo condiviso per promuovere e proteggere i diritti di tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale.
Quali norme legislative sono state proposte per vietare l’omosessualità in Iraq?
In risposta alla crescente ostilità nei confronti della comunità LGBTQ+, la commissione Media e comunicazioni dell’Iraq (CMC) ha diramato delle nuove direttive per tutti i media e i social network che vietano l’uso delle parole “omosessuale” e “genere”, e che obbligano a parlare delle persone LGBTQ+come di “devianza sessuale”.
La CMC ha anche bandito la parola “genere” e ha ordinato a tutte le compagnie telefoniche e di internet con sede nel paese di non utilizzarla. Secondo i funzionari, si tratta di una decisione presa per garantire mentre i cosiddetti valori sociali e a mantenere l’ordine pubblico.
Per ora non sono state specificate le possibili sanzioni per chi viola queste normative, ma si prevede che possano constare di una multa.
Seppur l’omosessualità non sia espressamente vietata nell’Iraq, l’atteggiamento della popolazione e le clausole di moralità nel codice penale annullano i diritti delle persone LGBTQ+ rendendoli costantemente vulnerabili ai tribunali e alle istituzioni.
Ad aprile, il vicepresidente della Commissione per affari legali, Mortada Al-Saadi ha presentato un progetto di legge mirato al divieto dell’omosessualità che è stato trasmesso al presidente del Consiglio dei rappresentanti, Mohammed al-Halbousi.
La crescita della discriminazione nei confronti della comunità LGBTQ+ è iniziata nell’inizio di quest’anno, con la presentazione di un’altra bozza di legge da parte del governo della regione del Kurdistan che punirebbe la difesa dei loro diritti con fino a un anno di carcerazione e una multa di cinque milioni di dinari.
In aggiunta, Rasan, la prima e unica organizzazione di difesa dei diritti umani con sede nel Kurdistan che si occupa anche di promozione dell’uguaglianza della comunità LGBTQ+, è stato vietata a maggio, stando ai rapporti dell’HRW.
Secondo l’Indice di Eguaglianza di Equaldex, che prende in considerazione gli obiettivi di parità della comunità queer di diverse nazioni, l’Iraq è al 176° posto su 197.
Secondo i dati raccolti, solo il 2% della popolazione è a favore dell’omosessualità, mentre il 55% è contrario. Il restante 45% non ha voluto rispondere o affermare di non sapere.
Quali impatti sta avendo la decisione dell’Iraq di limitare l’uso delle parole per descrivere la comunità LGBT?
In risposta alla crescente omofobia nella regione, le organizzazioni internazionali stanno impegnando risorse per proteggere i diritti delle persone LGBT in Iraq. Ad oggi l’organizzazione Human Rights Watch sta segnalando l’oppressione che questa comunità sta subendo in Iraq e il suo appello è affinché il governo iracheno annulli le recenti direttive che vietano l’uso dei termini “omosessuale” e “genere”.
Inoltre, in tutto il mondo sono in corso campagne per promuovere l’uguaglianza dei diritti LGBT e la rappresentanza politica in Iraq. Le organizzazioni internazionali stanno incoraggiando i governi ad elaborare politiche nazionali concrete che tutelino la comunità LGBT, come l’istituzione di tribunali di discriminated orientation per la protezione della libertà di orientamento e dell’espressione.
Le organizzazioni internazionali stanno anche lanciando campagne media, attraverso la tv, la radio, i siti web e i social media, per sensibilizzare il pubblico sui diritti delle persone LGBT in Iraq. Inoltre, è in corso un movimento di advocacy che incoraggia i rappresentanti del governo a prendere le misure necessarie per tutelare i diritti di questa comunità.
Inoltre, le organizzazioni internazionali stanno promuovendo iniziative di sensibilizzazione nei confronti della comunità LGBT in Iraq, organizzando convegni, seminari e gruppi di discussione per fornire informazioni sui loro diritti. Secondo molti osservatori internazionali, questa sarà l’unica soluzione in grado di garantire che i diritti della comunità LGBT in Iraq vengano effettivamente rispettati.